Geremia si rivolge a Dio come il Signore degli eserciti, riconoscendo il Suo potere e autorità suprema. Comprende che Dio è colui che esamina i giusti, il che significa che Egli conosce la vera natura e le intenzioni dei cuori e delle menti delle persone. Geremia si trova in una situazione di angoscia, affrontando opposizione e persecuzione, e si rivolge a Dio per ottenere giustizia. Chiedendo di vedere la vendetta di Dio, Geremia non cerca vendetta personale, ma piuttosto giustizia divina, confidando che Dio rimetterà a posto le ingiustizie subite.
Questo passaggio sottolinea una profonda fiducia nell'onniscienza e nella giustizia di Dio. Rassicura i credenti che Dio è consapevole delle loro lotte e della rettitudine della loro causa. Affidando la sua causa a Dio, Geremia esemplifica la fede e la dipendenza dall'intervento divino. Questo incoraggia i credenti a portare le proprie preoccupazioni a Dio, fiduciosi che Egli agirà in modo giusto e secondo la Sua volontà perfetta. Serve anche come promemoria che la comprensione di Dio dei cuori umani è completa e che la Sua giustizia è sia equa che inevitabile.