La figlia di Jeftè dimostra una fede e una sottomissione profonde in questo passaggio. Suo padre, Jeftè, aveva fatto un voto a Dio, promettendo che, se fosse stato vittorioso sugli Ammoniti, avrebbe offerto in sacrificio ciò che fosse uscito dalla sua casa per accoglierlo. Al suo ritorno, la figlia, unica sua erede, fu la prima a incontrarlo. La risposta della figlia al padre è di accettazione e disponibilità a onorare il voto fatto a Dio, anche se questo comporterebbe il suo sacrificio. Questo momento sottolinea la gravità di fare voti a Dio e l'importanza di adempiere a tali promesse, indipendentemente dal costo personale. Riflette anche il contesto culturale e religioso dell'epoca, dove i voti erano presi molto sul serio. La sua accettazione può essere vista come un atto di fede, fiducia e sottomissione alla volontà divina, dimostrando un profondo senso di dovere e riverenza. Questa storia invita a riflettere sulla natura delle promesse, sul costo della fedeltà e sulle complessità degli impegni umani nei confronti del divino.
Ed ella gli disse: «Padre mio, hai aperto la tua bocca al Signore; fa' di me secondo ciò che è uscito dalla tua bocca, poiché il Signore ha preso vendetta dei tuoi nemici, dei figli di Ammon.»
Giudici 11:36
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